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Visualizzazione dei post da settembre, 2020

L’indicibile verità

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  L'Olocausto non è mai accaduto. Il pianeta non si sta riscaldando. I vaccini fanno male ai bambini. L’uomo non è mai stato sulla Luna. L'AIDS non esiste. La Terra è piatta. L'indicibile verità è un’espressione tratta dal titolo di un libro del sociologo inglese Keith Kahn-Harris,  Denial:   The Unspeakable Truth  che affronta il problema del negazionismo. Il negazionismo rappresenta una minaccia insidiosa e assai pericolosa per la società, sia perché ha dietro di sé lobby e istituzioni che lo finanziano generosamente, perché Internet e, soprattutto, i social media funzionano come sua cassa di risonanza, perché si diffonde in molte parti del pianeta grazie anche al supporto dei suprematisti bianchi e degli evangelici pentecostali, ma soprattutto perché il negazionismo non è solo una negazione. Il negazionismo, infatti, non si limita a rimuovere la realtà, ma la sostituisce con una alternativa. Kahn-Harris si chiede cosa si nasconda dietro la costruzione di questa nuova rea

Israele: due realtà inconciliabili

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  Perché, prima della difficile composizione degli interessi dei popoli israeliano e palestinese, è la definizione che Israele dà di sé stessa, come Stato ebraico e democratico, a essere inconciliabile. Il 19 luglio 2018 il parlamento israeliano, la Knesset ( Assemblea  in ebraico), approva con soli due voti più della maggioranza richiesta la  Legge fondamentale  sullo   Stato nazionale del popolo ebraico . In Israele le leggi fondamentali assumono un rango costituzionale, essendo il Paese una delle poche democrazie parlamentari, assieme a Gran Bretagna e Nuova Zelanda, a non avere una Costituzione vera e propria. La costituzione informale di Israele è costituita dalla dichiarazione d’indipendenza, nonostante la sua natura sia in gran parte soltanto dichiarativa e non normativa, e dalle leggi fondamentali. La legge fondamentale sullo Stato nazionale del popolo ebraico Il contenuto della legge fondamentale sullo Stato nazionale del popolo ebraico afferma, ripetendo il principio della le

Thomas Piketty: «Può la sinistra unirsi in Europa?»

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  Sapranno le forze progressiste europee unirsi e lavorare  insieme per il comune obiettivo di riformare l’Europa  rendendola più equa, solidale e democratica? L’economista Thomas Piketty non è nuovo alle  mission impossible : da anni denuncia la crescente disuguaglianza economica e sociale sia nei Paesi capitalistici dell’Occidente che nelle  new entry  come Cina, India, Giappone e Medio Oriente, con una manciata di miliardari che detiene oltre tre quarti della ricchezza del proprio Paese e che negli anni i ricchi – anche durante la crisi sanitaria ed economica del CoViD – siano diventati sempre più ricchi e noi che “siamo il 99%”, per citare il noto slogan dell’antropologo anarchico David Graeber, sempre più poveri. La sua nuova missione impossibile è proporre alle forze progressiste europee di unirsi per elaborare una strategia comune e transnazionale da opporre alla globalizzazione del capitalismo finanziario, partendo dall’analisi di questi soggetti politici in Francia e in German

Sul Referendum

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  Perché è così difficile condividere  un “no” convinto o un “sì” altrettanto convinto  alla riduzione del numero dei parlamentari. Se si confrontano le ragioni del sì e del no al referendum entrambe appaiono prevalentemente ideologiche o generiche e facilmente confutabili con un argomento opposto. La sola riduzione del numero dei parlamentari - di per sé non una grande svolta nella crisi del rapporto fra eletti ed elettori, o una rivoluzione delle funzionalità del parlamento - potrebbe diventare la spinta a cambiare (in maniera positiva o negativa) norme che determinano il funzionamento legislativo e la democraticità delle elezioni nazionali? Molti promotori del NO suggeriscono che la mancata conferma alla modifica costituzionale sarebbe uno sprone a cambiare la funzionalità legislativa, ridando dignità al Parlamento, che deve tornare ad essere la sede del potere legislativo, non un luogo di mera ratifica di decreti governativi imposti a suon di voti di fiducia; dove gli eletti possan