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Visualizzazione dei post da dicembre, 2021

Ridurre le disuguaglianze è ancora un tabù?

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Il 22 aprile scorso il think thank Pew Research Centre, che si occupa di “attitudini e tendenze globali”, ha pubblicato un  sondaggio  secondo cui il 50% dei cittadini di Stati Uniti, Francia (qui è il 70%), Germania e Gran Bretagna è favorevole a che il sistema economico pre-Covid sia profondamente o completamente riformato, mentre un’esigua minoranza (dal 12% degli statunitensi al 3% dei francesi, al 6% dei britannici e al 9% dei tedeschi) vorrebbe il ritorno  tout court  al neoliberismo pre-pandemia. La maggior parte degli intervistati ha apprezzato l’intervento dello Stato a sostegno di chi ha subito i maggiori danni dalla crisi economica innescata dalle restrizioni seguite alla pandemia e vorrebbero che continuassero - soprattutto nella creazione di nuovi posti di lavoro, nella riqualificazione professionale e nell’edilizia residenziale - il 40% auspica misure che riducano le disuguaglianze e addirittura un terzo vorrebbe misure più radicali, come l’aumento della tassazione sulla

Una triste favola per le Feste: la tragica storia dei due Giulio

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Per loro non c’era posto… Giulio era un ragazzo biondo, con gli occhi azzurri spalancati sul mondo. Di temperamento ribelle, era nato nel paese di Sottosopra da due attori girovaghi. Narcisista e un po’ egocentrico (anche se allora non si usavano ancora questi termini) aveva quella sfrontatezza che affascinava tutte le fanciulle di ogni paese ove si fermasse la compagnia teatrale del padre. Era anche una persona curiosa, soprattutto delle malefatte dei potenti del Paese. Allora ogni castellano faceva ciò che voleva dei suoi sudditi; era sufficiente che sospettasse di alcuni o semplicemente volesse dare una dimostrazione del suo potere (a volte, scegliendo a caso e senza neppure sapere chi fossero i prescelti) perché gli sbirri li prelevassero, li torturassero o li ammazzassero, senza motivo. Anche durante le frequenti guerre - spesso giustificate dalla religione, ma in realtà sempre di conquista – i soldati si abbandonavano a saccheggi, stupri, violenze gratuite e uccisioni di inermi a

La "lucha" per una elettricità europea più equa

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A settembre abbiamo iniziato a notare in tutta Europa un forte incremento dei costi dell'elettricità dovuti sia al rapporto "burrascoso" con la Russia (tra i più importanti esportatori mondiali di gas) sia alle norme di contrasto alle emissioni CO2 che si è data la UE. In  alcuni Paesi  come Spagna e Austria, dove il caro bollette è arrivato a  superare i 200 euro per megawattora (MWh) , si è anche parlato con una certa insistenza di possibili black out elettrici, ipotizzando così che le interruzioni elettriche, che di solito associamo a un errore tecnico, diventino uno strumento di politica attiva per calmierare i prezzi. Alla fine di ottobre la Spagna ha inviato alla Commissione europea e agli altri partner dell'UE un documento di proposte per affrontare l'escalation dei prezzi dell'energia in cui propone che in momenti "eccezionali" sia permesso a ciascuno stato di abbandonare l'attuale sistema di prezzi coordinato a livello europeo. La propos

Questione palestinese: il ricatto dell’acqua

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L’arma più subdola e vergognosa messa in opera da Israele per scoraggiare la resistenza palestinese e spingerne la popolazione a emigrare è prenderli per sete.  Israele controlla la quasi totalità delle risorse idriche  del territorio dal 1967, quando emanò alcune ordinanze militari tuttora in vigore per integrare il sistema idrico palestinese nel sistema israeliano. Nel 1982 Israele ha poi deciso di trasferire le infrastrutture idriche di proprietà palestinese in Cisgiordania alla compagnia israeliana Mekorot al prezzo simbolico di uno shekel (circa 500 lire di allora). La Mekorot, la società idrica nazionale, capta le acque dal lago di Galilea nella Palestina settentrionale - le cui sponde sono interamente sotto controllo israeliano dal 1967 con la conquista delle Alture del Golan - e, grazie a una condotta lunga centotrenta chilometri (la National Water Carrier,  HaMovil HaArtzi  in ebraico ) che attraversa l’intero Paese, rifornisce d’acqua le città, gli insediamenti e le terre col

La scuola come tempo libero da dedicare a sé

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  Riceviamo da Massimo Marcolin e volentieri pubblichiamo Il 25 novembre scorso il ministro della transizione Ecologica Roberto Cingolani nel corso di un suo intervento al Tg2 Post ha sostenuto che per garantire la svolta digitale ed ecologica in Italia “a noi serve più cultura tecnica, a partire dalle scuole”: “Il problema è capire se continuiamo a fare tre, quattro volte le guerre puniche nel corso di dodici anni di scuola” ha detto “o se casomai le facciamo una volta sola, ma cominciamo a impartire un tipo di formazione un po’ più avanzata, più moderna a cominciare dalle lingue, dal digitale”. Il filologo Luciano Canfora gli ha ironicamente risposto: “il ministro, di cui ignoro l'appartenenza politica, è un comunardo, cioè un seguace della Comune rivoluzionaria di Parigi (del 1871) che nei 70 giorni scarsi di governo, propose una riforma della scuola in cui si eliminava l'antichità e si sperava che ci si occupasse soltanto di scienza tecnica e vicende contemporanee. Qu

Israele: il confine non percepito

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Per il diritto internazionale (Quarta  Convenzione di Ginevra  del 1949), come per quello consuetudinario, il territorio conquistato durante un conflitto armato – indipendentemente se sia stata dichiarata la guerra – va considerato “territorio occupato”. L’occupazione comporta alcuni oneri per l’autorità occupante, come la protezione e la tutela dei beni (che non possono essere distrutti o demoliti se non direttamente utilizzati nel conflitto) e delle persone (che non possono essere deportate, neppure all’interno del territorio, se non temporaneamente), l’impossibilità di un’annessione senza un previo accordo internazionale, il divieto di installazioni o infrastrutture che non siano temporanee. Sulla base di questa definizione, accettata dalla Corte Internazionale di Giustizia e dalla maggior parte dei Paesi membri dell’ONU, le Nazioni Unite hanno più volte raccomandato il ritiro di Israele dalla Cisgiordania e denunciato l'illegalità degli insediamenti. Israele – com’è noto – non