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Visualizzazione dei post da ottobre, 2020

Perché la Nigeria sta esplodendo

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  C'è una SARS circoscritta alla sola nazione della NIGERIA  che per anni ha ridotto le libertà della popolazione:  è la Special Anti-Robbery Squad (SARS), accusata di violare i diritti umani (per davvero). Come per le proteste in USA iniziate dopo la morte di George Floyd, così in Nigeria a inizio ottobre a seguito dell' uccisione di un civile da parte della SARS, sono scoppiate le proteste in tutte le maggiori città del Paese. L'articolo del NYTimes dà una spiegazione chiara della situazione che ha portato alle proteste e a una contestazione che è ancora in corso. Grazie alla produzione di petrolio, la Nigeria è la più forte economia in Africa e, con una popolazione di 206 milioni di persone, è anche la nazione africana più popolosa. Ciò rende la Nigeria l'epicentro delle tendenze economiche, politiche e culturali del continente. Nonostante ci siano forti disparità economiche e sociali tra la popolazione che accrescono con l'aggravarsi della stagnazione dell'e

Cosa fare con il debito Covid?

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   È ricorrendo a prelievi eccezionali sui più abbienti  che si sono estinti i grandi debiti pubblici del dopoguerra e che si è ricostruito il patto sociale e produttivo dei decenni successivi. In questo suo post, l’economista francese Thomas Piketty affronta, pur senza nominarlo, uno dei tabù degli economisti liberisti, la ristrutturazione del debito pubblico come necessaria conseguenza della sua insostenibilità, essendo enorme l’ammontare del disavanzo degli Stati assorbito dalle banche centrali. Una volta dato per scontato che sia improbabile che le banche richiedano il rimborso dei titoli di debito pubblico acquistati, Piketty si pone il problema di che utilizzo si farà dell’imponente immissione di liquidità nel mercato, derivante dal mancato rimborso dei crediti. Se il basso costo del denaro servirà ai pochi ricchi per continuare a privilegiare la speculazione finanziaria e a ricavarne ancora più sostanziosi profitti, la conseguenza sarà un ulteriore aumento delle dis

“L’accordo del secolo”: come i media globali hanno messo a tacere i palestinesi

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  Può esistere, almeno su alcuni grandi temi,  l’accesso a un’informazione libera e indipendente? I media mainstrem conservano il loro ruolo di controllo del potere o ne sono diventati semplici amplificatori? In Italia siamo abituati all’informazione addomesticata dei canali televisivi pubblici lottizzati dalla maggioranza di turno e dei principali quotidiani la cui linea editoriale è spesso dettata dagli interessi dei rispettivi proprietari, quasi mai editori puri, ma restiamo convinti che i grandi media internazionali siano il campo d’azione del grande giornalismo indipendente e d’inchiesta: rimane vivo in noi il mito di Carl Bernstein e Bob Woodward che svelarono lo scandalo Watergate sulle colonne del Washington Post, costringendo il presidente Nixon alle dimissioni. Nella sua inchiesta/rassegna stampa dedicata a come i principali media internazionali hanno comunicato (a partire dai titoli) la notizia del “piano di pace” – elaborato dal consigliere, nonché genero di Donald Trump, J

Evitiamo il blocco climatico!

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  Il mondo si sta avvicinando a un punto critico del cambiamento climatico,  quando la protezione del futuro della civiltà richiederà interventi drastici. Per evitare questo scenario è necessaria una conversione verde dell’economia Fin dal mese di marzo, da quando la pandemia ha cominciato a diffondersi in tutto il mondo, l’economista Mariana Mazzucato ha riproposto - su riviste e quotidiani britannici, statunitensi e italiani - la sua ricetta per affrontare le tre crisi (sanitaria, economica e ambientale) che si presentano contemporaneamente in questo momento storico: la cooperazione fra pubblico e privato, dove lo Stato assuma il ruolo di motore e stimolo dell’innovazione tecnologica ed economica. Uno Stato imprenditore può, per l’economista italiana, orientare gli investimenti - sia pubblici che privati - verso obiettivi socialmente produttivi, di lungo periodo e contrastare così la tendenza del mondo imprenditoriale privato a privilegiare la massimizzazione degli utili e a persegui

Il tradimento arabo della Palestina

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  Con la firma dei cosiddetti “Accordi di Abramo"  gli Emirati Arabi Uniti e il Bahrein hanno minato  le prospettive di pace nel Medio Oriente La maggior parte dei media  mainstream   italiani (quotidiani e televisioni) hanno salutato con favore la normalizzazione dei rapporti con Israele da parte di Emirati Arabi Uniti e Bahrein, spesso facendo proprie le enfatiche parole del presidente Trump sullo “Storico accordo di pace” e sulla “Giornata storica per la pace in Medio Oriente”. Dopo Egitto (1979) e Giordania (1994), Emirati Arabi Uniti e Bahrein hanno quindi normalizzato i rapporti con Israele, pronuba l’amministrazione del presidente statunitense Donald Trump. Non si è trattato di un trattato di pace tra arabi e israeliani, anche perché questi Paesi non sono mai stati in guerra tra loro, ma di una conferma formale di una realtà ormai consolidata da quasi un decennio. Non si è dunque aperta nessuna nuova pagina in Medio Oriente, come enfaticamente annunciato da Trump e come inv