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Visualizzazione dei post da novembre, 2020

Lo zar, il sultano… e il Nagorno Karabakh

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Le potenze occidentali sono state messe in disparte, mentre Russia e Turchia usano la loro influenza sui contendenti locali per accrescere il proprio potere sulla regione Negli ultimi tempi Turchia e Russia sono diventati i principali attori sullo scenario mediorientale, anche grazie agli Stati Uniti che, con l’amministrazione Trump, hanno dismesso l’abituale ruolo di “gendarme della democrazia” in ogni angolo del globo (con l’ovvia eccezione del proprio "cortile di casa", il centro e sudamerica ) e al debole balbettio dell’Unione Europea in politica estera. Dopo essersi confrontati e accordati in Siria, recentemente si sono nuovamente trovati, schierati su due fronti opposti, nella guerra azero-armena per il controllo del Nagorno Karabakh. Nell’area del Caucaso le guerre sono di casa da trent’anni, a seguito della dissoluzione dell’Unione sovietica; basti pensare all’Ossezia del sud, all’Abcasia, alla Cecenia (e al di là del Caucaso, dall’altra parte del Mar Nero, alla Trans

Transizione verde o ambientalismo di facciata?

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  Il piano di Boris Johnson per una “rivoluzione industriale verde”, del valore di 12 miliardi di sterline, riguarda l’energia rinnovabile, il nucleare e la riqualificazione delle aree verdi. Tuttavia, alcuni degli obiettivi saranno probabilmente difficili da raggiungere e il piano è stato criticato per la mancanza di ambizione in settori chiave. Il 17 novembre scorso Boris Johnson ha annunciato i dieci punti su cui si baserà la   Rivoluzione industriale verde  (rubando   lo slogan   coniato due anni fa dal Partito laburista e che era diventato   uno dei punti fondamentali del programma laburista   alle elezioni dell’anno scorso)   in Gran Bretagna di qui al 2030. I 10 punti comprendono: il divieto di vendita dei motori a combustione entro il 2030, con sovvenzioni per le auto elettriche e finanziamenti per i punti di ricarica su strade e autostrade. La vendita di alcune auto ibride e furgoni continuerà fino al 2035; l’impegno di portare la produzione di energia eolica offshore dagli at

Se ne vanno…

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  da M. Carla Malandrini (riceviamo e volentieri pubblichiamo) “SE NE VANNO. Mesti, silenziosi, come magari è stata umile e silenziosa la loro vita, fatta di lavoro, di sacrifici. Se ne va una generazione, quella che ha visto la guerra, ne ha sentito l’odore e le privazioni, tra la fuga in un rifugio antiaereo e la bramosa ricerca di qualcosa per sfamarsi. Se ne vanno mani indurite dai calli, visi segnati da rughe profonde, memorie di giornate passate sotto il sole cocente o il freddo pungente. Mani che hanno spostato macerie, impastato cemento, piegato ferro, in canottiera e cappello di carta di giornale. Se ne vanno quelli della Lambretta, della Fiat 500 o 600, dei primi frigoriferi, della televisione in bianco e nero. Ci lasciano, avvolti in un lenzuolo, quelli del boom economico che con il sudore hanno ricostruito questa nostra nazione, regalandoci quel benessere di cui abbiamo impunemente approfittato. Se ne va l’esperienza, la comprensione, la pazienza, la resilienza, il rispetto

Le due Americhe

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  I continenti americani, per la condizione di libertà e indipendenza che hanno assunto e mantengono, non sono d'ora in poi da considerarsi soggetti a future colonizzazioni da parte di alcuna potenza europea (James Monroe) Da lungo tempo ormai la  dottrina Monroe  influenza i destini del continente americano, fornendo le basi ideologiche per le pretese imperialiste degli USA su ciò che considerano il loro “cortile di casa”. I colpi di Stato che hanno funestato l’America latina alla fine del secolo scorso instaurarono feroci dittature che permisero alle multinazionali statunitensi di avere libero accesso alle risorse naturali dei vari Paesi, incaricandosi pure di fungere da avvertimento per chi osasse agire in maniera diversa dagli standard stabiliti dagli USA. Ma sono solo l’elemento più evidente di una strategia di controllo politico ed economico che si continua anche nel nuovo secolo, in maniera ora più subdola ora più palese. L’ingerenza statunitense è infatti evidente nell’insi

Davvero Prefigurano un Complotto Mascher(in)ato?

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  I DPCM sono uno strumento per imporre una dittatura sanitaria? Le sue prescrizioni sono illegittime e incostituzionali? Servono a scatenare il panico tra la popolazione  per favorire i profitti delle imprese farmaceutiche? Contengono misure restrittive dei diritti fondamentali degli uomini che minacciano la loro stessa esistenza? In questi giorni in molte città italiane la gente è scesa in strada per protestare contro le misure restrittive contenute nell’ultimo decreto del Presidente del Consiglio; a parte gli immancabili teppisti e mestatori, ci sono addetti alla ristorazione, commercianti, partite IVA, lavoratori precari che non solo vedono minacciato lo svolgimento della loro attività, ma compromesso – forse irreparabilmente – il loro reddito, da cui dipende il sostentamento di tante famiglie. Pur notando che le legittime proteste di categorie particolarmente colpite dai provvedimenti esprimono non solo una comprensibile rabbia popolare, ma anche talvolta una sorta di guerra fra p