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Visualizzazione dei post da settembre, 2021

Il difficile rapporto fra libertà individuale e responsabilità collettiva

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Massimo Pasca, Omaggio a medici e infermieri in prima linea contro il coronavirus  (dal Quarto Stato di Pellizza da Volpedo) da Peggy Sun, riceviamo e volentieri pubblichiamo Di recente, nel mio nutrito, ma non statisticamente rilevante, gruppo di amici e conoscenti, si rincorrono discussioni, spesso animate e brutali, tra me e coloro che non intendono vaccinarsi contro il Covid-19. Ammetto che anch’io ho dubitato di questi vaccini: malattia sconosciuta, sperimentazioni veloci, nuove tecniche, autorizzazioni di emergenza e una comunicazione confusa e distorta hanno alimentato le paure di tanti. Premetto inoltre che non sono mai stata una fan sfegatata dei vaccini in generale; con mio figlio infatti decisi (in accordo con il padre) di non vaccinarlo per le malattie che all’epoca non erano ancora oggetto di vaccinazione obbligatoria (varicella, morbillo, parotite ecc.) e quando divennero obbligatorie (pena la scomunica scolastica) trovai l’azione del Governo discutibile. Ritenni infatti

La libertà in una società complessa: pandemia, collasso climatico e individualismo dispotico

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Renè Magritte, Golconde , 1953, Menil Collection, Houston (particolare) Noi siamo davanti a problemi nuovi. La cultura che ci ha permeato, volenti o nolenti, non ci ha abituati a pensare che scelte individuali possano essere immediatamente collettive , come non siamo abituati a pensare che alcune di queste scelte possano essere irreversibili . ⁠Ci siamo abituati a pensare di avere sempre diverse opzioni, ugualmente legittime per l’individuo. Anche quando alcune scelte siano disapprovate dalla società, il prezzo eventualmente da pagare è, nella sostanza, dell'individuo stesso e generalmente riparabile. Ecco un piccolo esempio pratico per chiarire meglio: qualcuno può essere un fumatore o un alcolista e altri no. In effetti, prese un minimo di precauzioni, possiamo legittimamente scegliere. Io posso fumare e rischiare il cancro e morire e una società sufficientemente ricca può accettarne facilmente di pagarne i costi in termini di assistenza sanitaria; lo stesso discorso può va

Una tempesta in un… barattolo di gelato

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fotografia di Charles Krupa per AP Photo   Nelle ultime settimane ha suscitato vasta eco sui media internazionali, soprattutto israeliani e statunitensi, la dura reazione del nuovo governo di Israele alla decisione di Ben & Jerry’s, nota produttrice americana di gelati, di sospendere la vendita dei propri prodotti in Cisgiordania, nei territori occupati da Israele nel 1967 dove sorgono gli oltre duecento insediamenti illegali di coloni ebrei. Il primo ministro Naftali Bennett ha dichiarato: “Con una decisione che giudico moralmente sbagliata, Ben e Jerry's ha deciso di etichettarsi come il gelato anti-israeliano”. Ha minacciato dure conseguenze, anche legali, è si è spinto a paragonare i consumatori dei loro gelati a fiancheggiatori di Hamas. Il ministro degli Esteri e vice premier, Yair Lapid, il 19 luglio su Twitter ha affermato che “la decisione di Ben & Jerry's rappresenta una vergognosa resa all'antisemitismo, al BDS (Boicotaggio, Disinvestimento e Sanzioni