Il pezzo sovraccarico



Come negli scacchi, se un pezzo difende troppe posizione è sovraccarico ed è esposto a perdite di pezzi o della partita, in uno scenario geopolitico ricco di cambiamenti e di nuove forme di cooperazione potrebbe essere difficile mantenere il controllo della partita da parte degli Stati Uniti


Dopo la fine della guerra fredda, con la presunzione che nulla si muova senza che gli USA vogliano, ogni presidente americano sceglie la sua area di interesse geopolitico che marcherà la politica estera della presidenza. Biden ha una politica estera maccartista (in cui rossa deve essere la Russia e rossa deve essere la Cina), ed è il motivo per cui preferisce armare battaglioni amanti di Kant invece che di Dostoevskij.

Questa peculiarità delle presidenze americane è stata ben individuata - già dalle ultime esperienze progressiste in Brasile e Ecuador - dal resto delle Americhe, il cosiddetto "Cortile di casa" che, nonostante le continue e massicce invadenze del Grande Fratello, durante le presidenze USA con focus estero lontano dal cortile, a piccoli passi e rialzandosi da sgambetti costosi - sia in termini di democrazia che di benessere dei cittadini - si avviano ad un processo di smarcatura dall'egemonia del pensiero degli Stati Uniti.

Gli ultimi esempi sono piuttosto eclatanti e raccontano di movimenti geopolitici che compongono nuove cooperazioni e potrebbero essere difficilmente gestibili con un'ottica di mantenimento dello status quo.


Il Summit delle Americhe

È l'incontro dei capi di Stato e di governo dei Paesi delle Americhe che si tiene dal 1994, ogni 4 anni, per discutere questioni diplomatiche e commerciali di importanza continentale. Questi vertici erano originariamente previsti per discutere l'attuazione dell'Area di libero scambio delle Americhe (ALCA), che sarebbe dovuta entrare in vigore nel gennaio 2005, ma non hanno raggiunto il consenso necessario.

Il prossimo Summit si svolgerà negli USA e i padroni di casa non hanno invitato Cuba, Nicaragua e Venezuela. A causa di questa esclusione e al grido di " Si no estamos todas las naciones, no es Cumbre de las Américas" (Se non ci sono tutte le nazioni, non è summit delle Americhe), i presidenti di Messico, Bolivia, Honduras e delle comunità Caraibiche hanno deciso di declinare l'invito e di non partecipare all'incontro del prossimo giugno, se non sarà garantita la partecipazione di tutte le nazioni delle Americhe. Inoltre non è stata confermata neppure la presenza del presidente del Brasile, che non ha una buona relazione con Biden. Brasile, Bolivia e Messico rappresentano due risorse strategiche da cui dipende in larga misura la prosperità degli Stati Uniti: il petrolio e il litio. Non è un fatto di poco conto che essi (e coloro che li seguono) non partecipino al Summit delle Americhe.

Queste prese di posizione sono un segnale forte di una ritrovata indipendenza culturale e politica dagli USA ed è soprattutto una prima manifestazione di coordinamento extra USA delle nazioni americane.

Il petrolio bianco

Lo scorso mese di aprile il Senato messicano ha approvato una riforma della legge mineraria che stabilisce il litio come patrimonio nazionale e lo dichiara di pubblica utilità. Il Messico sta scoprendo immense riserve di litio nel proprio territorio, e prima di innescare una corsa al metallo stile "far west" , ha deciso di regolarizzarne il mercato. Questo significa che uno dei maggiori produttori di litio al mondo gestirà e manterrà per il proprio Paese i benefici delle estrazioni delle riserve del minerale. Mantenere una gestione pubblica delle riserve permette di controllare e organizzare le estrazioni del metallo affrancandosi dallo sfruttamento privato delle riserve, e contestualmente aumenta il peso contrattuale e politico del Messico nelle decisioni commerciali del continente.

Metallo alcalino, il litio è usato principalmente nelle leghe conduttrici di calore, nelle batterie e come componente in alcuni medicinali. Oggi lo conosciamo tutti perché è il più importante componente dei nostri cellulari e delle batterie per auto elettriche, ecco perché è considerato il petrolio del prossimo futuro.

Gli interessi per lo sfruttamento del metallo sono enormi e internazionali - i più grandi colossi di estrazione del metallo provengono dagli USA e dalla Cina - e l'enorme pressione sull'estrazione del litio in Bolivia è stata tra le cause dell'allontanamento del presidente Morales dalla Bolivia nel 2019. Proprio per questo è diventata un giallo nazionale la presenza di un lobbista italiano seduto tra i banchi dell'opposizione durante la prima seduta delle camere del parlamento messicano che discuteva la riforma sulle estrazioni del litio.


Fonte: John D. Graham, John A. Rupp et Eva Brungard, Lithium in the Green Energy Transition: The Quest for Both Sustainability and Security, O’Neill School of Public and Environmental Affairs, Indiana University, 2021

Il presidente del Messico Andrés Manuel López Obrador sta inoltre lavorando per creare una partnership tra Messico, Argentina, Bolivia e Cile per lo sfruttamento del litio, creando un'associazione che aiuti "reciprocamente" e condivida conoscenze, esperienze e tecnologie che consentano l'esplorazione del minerale. In pratica un’OPEC del Litio, poiché questi paesi sudamericani possiedono la più alta percentuale del metallo al mondo; una nuova forza commerciale completamente indipendente dagli USA.


Le prossime elezioni in Brasile

Il 7 maggio Luiz Inácio Lula da Silva, ex presidente del Brasile e pre-candidato del Partito dei Lavoratori (PT), ha ufficializzato la sua candidatura alla presidenza del Brasile per le elezioni del 2 ottobre. In caso di vittoria, intende costruire una moneta comune sudamericana, denominata SUR, con l'intento dichiarato di ridurre il ruolo del dollaro nel commercio regionale, ma allo stesso tempo garantendo la sovranità delle valute nazionali.

Il progetto si ispira alla proposta di una moneta internazionale, il bancor, che l'economista britannico John Maynard Keynes presentò alle potenze che si apprestavano a vincere la Seconda Guerra Mondiale alla conferenza di Bretton Woods negli Stati Uniti nel 1944, per aggirare le crisi del precedente sistema del gold standard. La proposta fu respinta dalla conferenza che disegnò le politiche economiche mondiali del dopoguerra e il dollaro statunitense divenne lo standard monetario internazionale di riferimento, sostituendo l'oro.

Una moneta unica per il Mercosur consentirebbe una maggiore integrazione regionale, faciliterebbe la realizzazione di un'area di libero scambio e creerebbe una tra le valute più rilevanti per gli scambi commerciali e finanziari internazionali. Interessante quindi che Lula aggiunga che la riduzione della dipendenza dal dollaro e la creazione di una valuta sudamericana rientrano nella sua piattaforma, soprattutto nello scenario aperto dalla decisione degli Stati Uniti e dell'Unione Europea di sanzionare la Russia per l'invasione dell'Ucraina rimuovendola dal sistema internazionale dei pagamenti (Swift). In questo contesto il SUR avrebbe un peso specifico maggiore anche nel sistema internazionale di pagamenti.

Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica... e Argentina

I paesi BRICS rappresentano le cinque principali economie mondiali emergenti e si propongono come alternativa al gruppo del G7 occidentale e all'architettura finanziaria dominata dagli Stati Uniti, con l'intento di superare il predominio valutario del dollaro. Negli ultimi anni si sono succeduti gli inviti di Brasile e Russia ad includere l'Argentina tra i BRICS e, arrivato in questo mese anche l'invito ufficiale della Cina, è chiaro che si vuole favorire nelle Americhe un sistema alternativo a quello predominante accelerando la cooperazione sud -sud. Al centro dei BRICS c'è la Nuova Banca di Sviluppo, un'alternativa alla Banca Mondiale, e il Contingent Reserve Arrangement, un rivale del Fondo Monetario Internazionale (FMI) dominato dagli Stati Uniti. I membri dei BRICS hanno già dichiarato che sosterrebbero l'adesione dell'Argentina alla Nuova Banca di Sviluppo del gruppo, che d'altra parte soffre di un enorme debito con il FMI da cui sta cercando di svincolarsi.

A questo va aggiunto che durante la sua ultima visita a Pechino, il presidente argentino ha firmato un accordo che incorpora ufficialmente l'Argentina nell'iniziativa globale Belt and Road della Cina - la nuova rete di infrastrutture commerciali voluta e potenziata dal governo cinese.

L'allargamento dei BRICS, per quanto lento, comporta una modifica completa di tutti i sistemi di rapporti economici internazionali, è molto più di un semplice accordo ed è pensato con uno sforzo di maggiore cooperazione tra nazioni di distinte aree geografiche. Non si tratta di creare un blocco contrapposto a quello occidentale, ma di una alternativa con un modello di cooperazione multilaterale a livello continentale e mondiale che, da tempo, viene proposto dalla Cina in sostituzione della politica delle grandi potenze perpetrata in passato, o almeno così è come è stato promosso al Forum di Boao da Xi Jinping a fine aprile.

Il "cortile di casa", nella incessante ricerca di una indipendenza dagli USA, si sta inserendo in uno scenario geopolitico ricco di cambiamenti e di nuove forme di cooperazione. Il Grande Fratello, invece, sta reagendo fortificandosi e serrandosi nella politica militare, l'unica che gli permette di mantenere una leadership gerarchica. Anche lì però dovrebbe stare attento: allargare la NATO in funzione anti russa e anti cinese segue certamente una strategia vincente di contrasto al blocco contrario ai suoi desiderata, ma se l'Europa - che conta ormai con una consistente percentuale di apporto economico e militare nell'organizzazione - riuscisse a coordinarsi con una spesa comune in armamenti e con una gestione più favorevole ai propri "interessi geografici" anche all'interno della NATO, gli USA potrebbero veder diminuito il proprio peso specifico. È pur vero che rispetto alle nazioni americane, quelle europee non sembrano ricercare alcuna indipendenza dal "Grande Amico".


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