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  I palestinesi protagonisti del campionato del mondo di calcio in Qatar Sabato 17 dicembre si è conclusa, con la finale per il terzo posto al campionato mondiale di calcio persa con la Croazia, la straordinaria avventura dei Leoni dell’Atlante , come in patria è soprannominata la squadra nazionale del Marocco. Dal punto di vista sportivo, è la prima volta che una squadra africana (e araba) ha conquistato l’accesso alle semifinali di un campionato mondiale, per di più organizzato – sempre per la prima volta – in un Paese mediorientale. Ma il risultato più importante esula dall’aspetto sportivo: la bandiera della Palestina , assieme ad altri simboli per popolo palestinese come la kefiah (il tipico copricapo bianco e nero) o la dabke (la danza popolare tradizionale eseguita in occasione di festeggiamenti, come i matrimoni), è stata presente in innumerevoli reportage fotografici e filmati sulle partite, sui tifosi sugli spalti, sui festeggiamenti in tutto il mondo dopo ogni insospetta

Il pezzo sovraccarico

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Come negli scacchi, se un pezzo difende troppe posizione è sovraccarico ed è esposto a perdite di pezzi o della partita, in uno scenario geopolitico ricco di cambiamenti e di nuove forme di cooperazione potrebbe essere difficile mantenere il controllo della partita da parte degli Stati Uniti Dopo la fine della guerra fredda, con la presunzione che nulla si muova senza che gli USA vogliano, ogni presidente americano sceglie la sua area di interesse geopolitico che marcherà la politica estera della presidenza. Biden ha una politica estera maccartista (in cui rossa deve essere la Russia e rossa deve essere la Cina), ed è il motivo per cui preferisce armare battaglioni amanti di Kant invece che di Dostoevskij. Questa peculiarità delle presidenze americane è stata ben individuata - già dalle ultime esperienze progressiste in Brasile e Ecuador - dal resto delle Americhe, il cosiddetto "Cortile di casa" che, nonostante le continue e massicce invadenze del Grande Fratello, durante le

Eppur si muove

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Nonostante sia contrastata dalla volontà politica, la strategia energetica europea inevitabilmente avrà bisogno di aumentare la quota delle rinnovabili Pare che l'elefante Europa abbia finalmente partorito un topolino piuttosto interessante in tema energetico. In questi giorni è stato dato il via libera all' accordo speciale  per la penisola iberica, chiamato appunto "l'Eccezione Iberica", in cui si è determinato un tetto massimo di 50 euro per MWh in Spagna e Portogallo per i prossimi 12 mesi. La  trattativa  fra Spagna e Portogallo da un lato e Unione Europea dall'altro, durata quasi più del periodo di sconto, parte da una  richiesta  di modifica del mercato energetico in Europa, con un pacchetto di proposte che comprendevano anche la divisione delle quote gas rispetto a quelle delle rinnovabili nel mercato all'ingrosso, a cui avevano aderito anche Francia e Italia nel 2021. Dopo una serie di incontri e discussioni simili al gioco delle scatole cinesi, n

Un altro giorno della memoria: il rischio della falsificazione storica

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  “Che facciamo qui da soli? Non abbiamo quasi più munizioni. Abbiamo perso il collegamento con il capitano. Non abbiamo ordini. Se avessimo almeno munizioni! Ma sento anche che ho fame, e il sole sta per tramontare. Attraverso lo steccato e una pallottola mi sibila vicino. I russi ci tengono d’occhio. Corro e busso alla porta di un’isba. Entro. Vi sono dei soldati russi, là. Dei prigionieri? No. Sono armati. Con la stella rossa sul berretto! Io ho in mano il fucile. Li guardo impietrito. Essi stanno mangiando attorno alla tavola. Prendono il cibo con il cucchiaio di legno da una zuppiera comune. E mi guardano con i cucchiai sospesi a mezz’aria.  Mnié klocetsia iestj , (Vorrei mangiare) dico. Vi sono anche delle donne. Una prende un piatto, lo riempie di latte e miglio, con un mestolo, dalla zuppiera di tutti, e me lo porge. Io faccio un passo avanti, mi metto il fucile in spalla e mangio. Il tempo non esiste più. I soldati russi mi guardano. Le donne mi guardano. I bambini mi guardano

La guerra e la comunità internazionale

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Il 2 marzo scorso, una settimana dopo l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato una  risoluzione  di dura condanna dell’aggressione con 141 voti favorevoli, appena 5 contrari (Bielorussia, Corea del Nord, Eritrea, Siria e – ovviamente – Federazione Russa) e 35 astensioni, mentre i rappresentanti di 12 Paesi membri erano assenti. Il 24 marzo, tre settimane dopo, l’Assemblea generale era stata convocata per votare una nuova risoluzione che raccomandava agli Stati membri di fornire aiuti umanitari al popolo ucraino aggredito. La bozza di risoluzione predisposta dal Sudafrica non è stata però messa ai voti per la ferma opposizione del rappresentante ucraino che lamentava l’assenza nel testo di una nuova, ferma condanna dell’aggressione russa. Una nuova  risoluzione , riformulata da Francia e Messico comprendendo parte del contenuto di quella del 2 marzo e presentata al voto dagli Stati Uniti, è stata approvata con una maggioranza simi

Si vis pacem, para pacem

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  Riceviamo da Peggy Sun e volentieri pubblichiamo Oggi dico direttamente la mia. Il casus belli di questa narrazione periferica di maccartismo all'italiana è Orsini, ma i veri protagonisti sono i valori che diciamo di voler difendere a tutti i costi, anche con la vita, ma che resti quella degli Ucraini però. Siamo noi, l'Occidente, oggi a usare i corpi del popolo ucraino come scudo umano , li armiamo ancora, come già ampiamente fatto negli ultimi 8 anni, perché possano difendersi dall'aggressore, ma in realtà gli stiamo implicitamente chiedendo di vincere questa bestiale Guerra anche per noi, soprattutto per noi. Assistiamo a telefonate tra Macron e Putin dove l’uno chiede di trattare il cessate il fuoco e l’altro gli domanda per conto di chi stia parlando e se è in grado di prendere decisioni... Chiaramente la risposta è NO, e Putin ovviamente la chiude lì. Si costruisce uno scenario belligerante , una massiccia e ben organizzata propaganda di matrice liberale e anche di

Il Patto di Stabilità al tempo delle formiche diventate cicale

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Trent’anni fa… Nel febbraio 1992 i dodici Stati membri della Comunità Europea hanno sottoscritto il  Trattato sull'Unione europea (TUE) , anche noto come Trattato di Maastricht, dalla cittadina olandese dove l’accordo è stato firmato. Il trattato fissava i  pilastri  su cui doveva fondarsi la costituenda Unione Europea (mercato comune europeo, politica estera e sicurezza comuni, collaborazione reciproca su giustizia e polizia), ma conteneva anche le regole politiche e i parametri economici e sociali necessarie per l'ingresso degli Stati nell’Unione. Sul piano finanziario si definivano due parametri cui gli Stati aderenti avrebbero dovuto tendere per garantire una situazione del bilancio pubblico sostenibile. I parametri erano: un rapporto ottimale fra debito pubblico e prodotto interno lordo fissato al 60%; un disavanzo pubblico annuale – cioè un’eccedenza di spese rispetto alle entrate, al netto degli interessi pagati per il debito – “tendenzialmente” non superiore al 3%. L’in